
Non vi sarebbe altro da aggiungere per descrivere la condizione, soprattutto, ma non solo, giovanile nel mondo del lavoro a Prato.
Nella città che, dicono, era la capitale del lavoro e della produzione, adesso si rincorre la speranza di un posto (precario) da spazzino.
Forse è ora di cominciare a domandarsi sul serio perchè è finita così la città dei padroni che diventavano miliardari e dei comunisti che gestivano il potere; senza pensare al futuro, senza investire in ricerca e formazione; gli uni a puntellare gli altri.
E ancora oggi troppo spesso all'unisono nella vuota retorica dell'integrazione e dell'accoglienza.
E' troppo chiedere qualche risposta agli azzimati giovanotti (o finti tali) che siedono sugli scranni dei Palazzi del potere?