
Vi trionfano l'utopia, il sogno ad occhi aperti, la negazione della realtà, l'individuazione di una classe angelicata, dotata di una missione salvifica rispetto alla marcia società borghese, allora gli operai, oggi i migranti.
Ma non è l'unica somiglianza: anche qui, come allora, il rifiuto ad argomentare sulle idee divergenti, e invece l'attacco diretto a chi se ne fa portatore.
Con toni diversi, ora accorati per la cattiveria del reprobo, ora saccenti verso chi si ostina a non capire le meraviglie del nuovo mondo. Mescolando privato e politica, nelle migliori tradizioni della sinistra.
Del '68 però manca l'ironia anarchica e situazionista; ma dove da decenni regna il palloso bigottismo veterocomunista sarebbe pretendere troppo.
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