28.6.09

C'era una volta il "religioso silenzio"...

... e da qualche parte c'è ancora, come nello splendido eremo di Camaldoli.
Ma altrove gli ecclesiastici sono molto ciarlieri e si occupano sempre più spesso, e sempre più sgradevolmente, di politica italiana.
Dopo l'inoppportuno intervento del vescovo di Prato in piena campagna elettorale, dopo la solita predica di Famiglia Cristiana, ora dal profondo sud scende in campo un altro vescovo per chiedere, sia pure coi toni felpati propri dei preti, nientepopodimeno che le dimissioni del Presidente del Consiglio per ragioni di moralità privata, subito imitato da altri chiacchieroni in abito talare. Torna insomma la vecchia questione del primato ecclesiale sulla politica, si prospetta cioè l'ipotesi di una involuzione teocratica della nostra società a 80 anni dai Patti Lateranensi.
La quiete e il silenzio della clausura potrebbero certo aiutarli per una più approfondita riflessione personale, lontano dai clamori del sistema mediatico.
Ma perchè costringere al silenzio voci così forti che certamente nelle attività missionarie in Congo o in altri paesi africani potrebbero dare il meglio di sè?

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